Aliza Shvarts, laureanda in Arte, ha presentato come tesi di laurea la seguente opera: «La documentazione di un’attività
durata nove mesi durante i quali essa si è inseminata  artificialmente
‘quante più volte possibile’ (parole sue)  per poi prendere
periodicamente farmaci abortivi onde indurre l’aborto. La sua
esibizione consiste nel video che riprende questi aborti forzati,
insieme alla collezione di provette di sangue risultanti da questa
attività».

«Il suo scopo nel creare questa mostra d’arte, ha dichiarato
Shvarts, era di suscitare dialogo e dibattito sul rapporto fra arte e
corpo umano».

L’artista dice: «Ovvio, certa gente sarà urtata dal mio
messaggio e non sarà d’accordo, ma non è l’intenzione della mia opera
scandalizzare nessuno».

Il giornale continua: «I ‘fabbricanti’ o donatori di sperma
non sono stati pagati per i loro servigi, ma Shvarts ha chieso loro di
sottoporsi a periodici test per le malattie a trasmissione sessuale.
Quanto agli abortivi, sono prodotti d’erboristeria legali, sicchè
l’artista nom ha sentito la necessità di consultare un medico a
proposito dei suoi ripetuti aborti. Shvarts ha rifiutato di specificare
il numero dei donatori di sperma, così come il numero di volte in cui
si è inseminata».

Yale Daily News, il giornale dell’università di Yale