In una intervista concessa a Sam Keen, redattore di Psychology
Today, che gli chiede quali rapporti avesse con Freud e Jung,
Assagioli risponde: «Non ho mai incontrato Freud
personalmente, ma fui in corrispondenza con lui, e lui scrisse a
Jung esprimendo la speranza che io potessi favorire la causa della
psicanalisi in Italia. Ben presto però diventai un eretico.
Con Jung ebbi un rapporto più cordiale. Ci incontrammo molte
volte attraverso gli anni, e abbiamo avuto delle piacevolissime
conversazioni. Di tutti gli psicoterapeuti moderni, Jung è,
nella teoria e nella pratica, il più vicino alla
psicosintesi ».

Incalzato dallo stesso Keen su quali fossero somiglianze e
differenze con il pensiero di Jung, Assagioli precisa: «Nella
pratica della terapia entrambi siamo d’accordo nel rifiutare
il “patologismo” cioè la concentrazione sulle
manifestazioni morbose e i sintomi di supposti
“disturbi” psichici. Concepiamo l’essere umano
come un organismo fondamentalmente sano in cui ci può essere
una temporanea disfunzione. La natura cerca sempre di riportare
nuovamente l’armonia, e nella psiche agisce il principio
della sintesi. Non esistono opposti che non si possono conciliare.
Il compito della terapia è di aiutare l’individuo a
trasformare la personalità e a integrare apparenti
condizioni.

Tanto Jung quanto io abbiamo messo in rilievo il bisogno, in una
persona, di sviluppare le funzioni psichiche superiori, la
dimensione spirituale».

tratto da: AIUTARE IL SOLE A SORGERE SEMPRE – Due grandi
maestri psicologi s’incontrano nell’Aretino: Jung e
Assagioli
di Gianfranco Barbanera