Dagli anni ’50,un
nuovo tipo di paziente ha cominciato ad essere sempre più presente nella
letteratura Psicoterapeutica. I motivi che spingevano sempre più persone ad
intraprendere un percorso terapeutico erano e sono legati ad argomenti di
“insoddisfazione” nella vita ordinaria. Questo paziente sperimenta troppo
stress, relazioni personali insoddisfacenti, essere troppo timido o reattivo,
ecc. Non mi riferisco qui all’aumento delle personalità così dette borderline
che oggi sembrano essere tra i pazienti quelli più rappresentativi ma a
“disturbi” molto meno gravi o seri che sembrano collocarsi su un piano di non
realizzazione, anche se volendo tutte le patologie rientrano in problematiche
“reallizzative” ma di diversa severità. Questo nuovo tipo di paziente quindi
nonostante sia evidentemente sofferente e a volte anche molto, non presenta
alcun sintomo evidente che lo possa includere all’interno della nosologia
psicopatologica classica. Utilizzando i criteri teorici di ciò che la
Psicologia clinica e Psichiatria aveva fin lì prodotto, questo tipo di paziente
avrebbe dovuto essere perfettamente felice anche secondo gli ordinari criteri
sociali, dato che funzionava bene ed aveva tutte le caratteristiche che si
ritiene producano felicita’; cose come relazioni umane sufficientemente
soddisfacenti, una buona vita sessuale, rispetto nella comunità, buoni lavori
ed un sacco di soldi e cose materiali. I loro problemi erano del genere:
"La vita e’ tutta qui?" o "Sono stufo di diventare sempre più
ricco, non c’è qualcosa di più?"

Questi "nevrotici
esistenziali", come erano chiamati, volevano più significato di quanto la
società occidentale potesse dar loro.

La nascita della Psicologia Umanistica non nasce per far fronte a queste
“novità” ma per ragioni ben più convincenti. Il portavoce principale e
maggiormente rappresentativo di questa nuova corrente è stato il noto psicologo
americano Abraham Maslow.

Egli offriva una critica
incisiva dei limiti del comportamentismo e della psicoanalisi, ossia
rispettivamente della prima e della seconda forza in psicologia, ,come era
solito definirle, e formulò i principi di un nuovo approccio alla psicologia
(A. Maslow).

L’obiezione principale di
Maslow al comportamentismo riguardava lo studio degli animali, quali ad esempio
il ratto e il piccione; egli evidenziò i limiti di quegli studi sottolineando
che essi possono solo contribuire a chiarire quegli aspetti del funzionamento
umano che noi condividiamo con questi animali, ma non hanno alcuna rilevanza
per la comprensione di qualità più elevate squisitamente umane, specifiche
della natura umana, quali l’amore, l’autocoscienza, la giustizia,
l’autodeterminazione, la libertà personale, la moralità, l’arte, la filosofia,
la religione e la scienza. Tali studi sono inoltre relativamente inutili
rispetto ad altre caratteristiche negative specificamente umane, quali
l’avarizia, il desiderio di potere, la crudeltà, e la tendenza all’
“aggressione maligna".

Maslow nella sua critica ha
inoltre rilevato il disinteresse dei comportamentisti per la coscienza e
l’introspezione ed il loro concentrarsi esclusivamente sullo studio del
comportamento; il loro interesse si focalizzava con enfasi sull’effetto
determinante dell’ambiente, sui meccanismi di stimolo/risposta e di
ricompensa/punizione; questa visione venne sostituita nella psicologia
umanistica con una focalizzazione sulla capacità individuale dell’essere umano
di essere interiormente motivato a realizzare se stesso e a sviluppare il
proprio potenziale.

L’interesse primario della
psicologia umanistica, la terza forza di Maslow e poi di altri importanti
autori come C. Rogers, si concentrava sui soggetti umani, e questa disciplina
teneva in alta considerazione la coscienza e l’introspezione come importanti
complementi dell’approccio oggettivo alla ricerca.

Nella sua critica alla
psicoanalisi, Maslow indica come Freud e i suoi seguaci traessero conclusioni
circa la psiche umana principalmente dallo studio della psicopatologia: egli
non era d’accordo con il loro “riduzionismo biologico” di tutti i processi
psicologici ad istinti di base.

La psicologia umanistica,
d’altra parte, si concentrava su popolazioni sane, o persino su individui che
mostravano funzionamenti supernormali in varie aree ("gli individui più
evoluti fra la popolazione” di Maslow), sulla crescita, sul potenziale umano e
sulle funzioni più alte della psiche.

Inoltre ha enfatizzato che la
psicologia deve mostrarsi sensibile ai bisogni umani pratici e servire
interessi e obiettivi importanti della società umana. Alcuni anni dopo Abraham
Maslow ed Anthony Sutich fondarono l’associazione per la psicologia umanistica
(AHP) e la sua rivista omonima.

Il nuovo movimento diventò
estremamente popolare fra i professionisti del settore medico-sanitario, prima
americano e poi mondiale, della salute mentale e anche fra il grande pubblico.

 

Una delle qualità importanti di
queste nuove terapie è stata quella di determinare uno spostamento decisivo
dalle strategie esclusivamente verbali della psicoterapia tradizionale, verso
una modalità di espressione diretta delle emozioni, dall’esplorazione della
storia individuale e della motivazione inconscia, verso le sensazioni ed i
processi di pensiero dei clienti nel
qui ed ora. Un’altro aspetto importante di questa rivoluzione terapeutica è
stato il focalizzarsi sull’interconnessione fra psiche e corpo e il superamento
del tabù del “contatto fisico” che precedentemente dominava il campo della
psicoterapia; varie forme di lavoro sul corpo sono quindi venute a costituire
una parte integrante delle nuove strategie di trattamento.

La terapia Gestalt di Fritz
Perls, la bioenergetica di Alexander Lowen ed altri metodi neo-reichiani, i
gruppi di incontro e le “sessioni-maratona” tipo quelle promosse sempre dal
modello gestaltico, possono venire qui menzionate come esempi salienti di
terapie umanistiche.

Nonostante la popolarità della
psicologia umanistica, gli stessi fondatori, Maslow e Sutich, divennero sempre
più insoddisfatti della struttura concettuale che avevano originariamente
generato.
La rinascita di interesse verso le varie tradizioni mistiche, la
meditazione, la saggezza antica ed aborigena e le filosofie orientali, come
pure la diffusa sperimentazione psichedelica durante i tempestosi anni ’60,
rese assolutamente chiaro che una psicologia esaustiva ed interculturale, per
essere completa, dovesse includere osservazioni da aree quali stati mistici,
coscienza cosmica, esperienze psichedeliche, fenomeni di trance, creatività ed
ispirazione religiosa, artistica e scientifica.

Personaggi come lo stesso
Assagioli, Victor Frankl, Jung, ed altri interpreti del cammino dell’uomo come
Martin Buber per citare i più “luminosi” dell’epoca, comunicando le loro
esperienze e le loro opere diedero inoltre vita a notevoli influenze nel campo
della psicologia. Evidentemente quella umanistica, che nel frattempo era
riuscita a ritagliarsi un vasto spazio nel panorama scientifico, era la più
pronta a recepire il messaggio di quelli, che possono essere definiti
precursori e padri della psicologia transpersonale.

Maslow e Suitich divennero
sempre più consapevoli di aver tralasciato un elemento estremamente importante:
la dimensione spirituale della psiche umana (Sutich).

Dott. Andrea Marsanich