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Categoria: Errori e Orrori (Pagina 1 di 4)

L’Economia è Psicologia

Non fidandoci dell’uomo, facciamo scegliere al mercato (e a lui non importa se tu muori di fame, a lui importerà il guadagno che ne deriva, è una macchina cieca nata per questo, e capace solo di questo, questo lo guiderà), non fidandoci dell’uomo rendiamo il mercato onnipotente e l’uomo inaffidabile; non fidandoci dell’uomo, perdiamo dignità e libertà, quel che rimane è un mercato cieco e crudele: cosa mi importa se la concorrenza mi renderà più ricco, se non renderà nessuno migliore?

Se il mercato, per sua norma interna, premia l’avidità, la concorrenza fra avidità?

L’avidà più meschina è quella più adatta a vincere, se non cambieremo direzione, a spese dell’uomo… Chi vive solo per guadagno come può chiamare poi, se stesso uomo?

Da collaboratori dell’Artefice, ne diventiamo traditori ingordi…

“Mio padre era commerciante, ma contro la sua volontà. Si vergognava di essere un commerciante. Anch’io, da bambino, quando avevo dieci, dodici anni, me ne vergognavo. Se qualcuno mi diceva “sono un commerciante” avevo pietà di lui; mi dicevo “ma come si può ammettere che lo scopo della sua vita sia quello di guadagnare del denaro?”.

Evidentemente sono cresciuto nel mondo moderno, ma non mi sono mai sentito a mio agio: il mio vero mondo è il mondo precapitalistico, del quale il mio bisnonno e quell’aneddoto sono un esempio. In fondo, mi sento così ancora oggi; mi sento straniero in un mondo il cui scopo è guadagnare il più possibile. Per me questo è piuttosto una perversione.

E. Fromm

Se Questo E’ un Uomo


Firenze, 31 ott. 2008

“I feti, i neonati, gli infanti, i ritardati mentali gravi e
coloro che sono in uno stato vegetativo permanente,

cioe’ senza speranza, costituiscono
esempi di non persone umane. Tali entita’ fanno parte della specie
umana, ma non

sono persone“. L’affermazione
arriva da Gianfranco Vazzoler pediatra e componente della Consulta
di bioetica di

Pordenone che lo ha scritto nero su bianco
nella sua relazione al convegno su ‘Le sfide della neonatologia
alla bioetica e

alla societa’: le buone ragioni della
Carta di Firenze’ all”ospedale Meyer.

Per Vazzoler, infatti, “il neonato non
e’ una persona, perche’ persona e’ chi ha autocoscienza, senso
morale e

razionalita'”. Parlando di
rianimazione dei prematuri, “alcuni neonati sono neurologicamente e
fisicamente cosi’

compromessi – ha aggiunto il bioeticista –
da essere impossibilitati irreversibilmente ad acquisire il loro
potenziale di

conquista dei diritti. Non potranno mai
diventare persone e quindi il loro migliore interesse non sta nel
perseguire la vita”.

Una tesi duramente contestata da Gianpaolo
Donzelli, ordinario di neonatologia all’universita’ di Firenze
secondo il quale

quelle di Vazzoler sono affermazioni
“senza alcun fondamento scientifico ed etico”. “Vazzoler – dice
Donzelli

all’ADNKRONOS SALUTE – parla
esclusivamente a titolo personale. E le sue parole non hanno a che
fare ne’ con

l’ospedale Meyer di Firenze, ne’ con la
citta’ che ospita il convegno. Ma soprattutto non hanno alcun
significato per la

neonatologia italiana e neppure
internazionale”.

Al contrario, sostiene il neonatologo,
“si tratta di affermazioni che rappresentano soltanto il segno
della liberalita’ e della

‘agora” di pensiero presenti al
convegno, dove tutti hanno possibilita’ di esprimersi. Ma, proprio
in nome di questa stessa

liberta’ – prosegue Donzelli – una
volta ascoltato e compreso cio’ che ognuno dice si puo’ benissimo
prendere le

distanze”. Il neonatologo
dell’ateneo fiorentino parla con cognizione di causa: e’ infatti
uno degli estensori della carta di

Firenze, che riassume le buone pratiche
della letteratura scientifica di fronte a neonati fortemente
prematuri.

fonte ADNKRONOS (da www.padovanews.it)

Il valore della vita

Aliza Shvarts, laureanda in Arte, ha presentato come tesi di laurea la seguente opera: «La documentazione di un’attività
durata nove mesi durante i quali essa si è inseminata  artificialmente
‘quante più volte possibile’ (parole sue)  per poi prendere
periodicamente farmaci abortivi onde indurre l’aborto. La sua
esibizione consiste nel video che riprende questi aborti forzati,
insieme alla collezione di provette di sangue risultanti da questa
attività».

«Il suo scopo nel creare questa mostra d’arte, ha dichiarato
Shvarts, era di suscitare dialogo e dibattito sul rapporto fra arte e
corpo umano».

L’artista dice: «Ovvio, certa gente sarà urtata dal mio
messaggio e non sarà d’accordo, ma non è l’intenzione della mia opera
scandalizzare nessuno».

Il giornale continua: «I ‘fabbricanti’ o donatori di sperma
non sono stati pagati per i loro servigi, ma Shvarts ha chieso loro di
sottoporsi a periodici test per le malattie a trasmissione sessuale.
Quanto agli abortivi, sono prodotti d’erboristeria legali, sicchè
l’artista nom ha sentito la necessità di consultare un medico a
proposito dei suoi ripetuti aborti. Shvarts ha rifiutato di specificare
il numero dei donatori di sperma, così come il numero di volte in cui
si è inseminata».

Yale Daily News, il giornale dell’università di Yale

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